Gioia e fatica
Dopo qualche ora di lavoro in giardino, a braccia conserte lascio spaziare lo sguardo all’intorno; sono accaldato e sento la stanchezza nelle membra. Mi accorgo che c’è altro da fare: a woman’s work is never done – and a gardener’s…. Tuttavia, un senso di pienezza mi pervade: non è felicità, non è entusiasmo – solo semplice gioia. Res severa est verum gaudium... In effetti, è un senso rotondo di pacificazione col Tutto, privo di punte d’eccitazione. Un sentimento pacato, pieno, profondo; consapevole anche del male, del brutto, del non-finito ma con loro piena accettazione. Certo, siamo prima di tutto corpo e non nego che l’ossigenazione dopo l’esercizio in giardino abbia la sua parte nel dare alla mente questo senso nitido di armonia. Eppure prevale in questo momento la certezza di essere soprattutto spirito, che si fonde e si eleva su ogni cosa.
Ripongo gli attrezzi, rigenerato a nuova vita da un momento così fugace ma così denso di consapevolezza. Mi sovvengono dei versi, a frammenti. Vado a frugare in libreria, leggo e ritrovo nei versi il connubio gioia-fatica che sembra restare come condensato dopo una giornata di lavoro in giardino. Ovviamente, i paralleli sono esili, il contesto tutt’altro.
Der ist der Herr der Erde,/Wer ihre Tiefen misst/Und jeglicher Beschwerde/In ihrem Schoß vergisst.
E poi:
Er sieht ihr alle Tage/Mit neuer Liebe zu,/Und scheut nicht Fleiß und Plage;/Sie lässt ihm keine Ruh.
Proprio così: un rapporto d’amore, per certi versi anche tirannico ed esoso, ci lega alla terra quando vogliamo umanizzarla col nostro lavoro… Ma quanta gioia, quanta dedizione, quanta gratitudine!