Hortus Incomptus | alberto
1
archive,paged,author,author-alberto,author-1,paged-3,author-paged-3,edgt-cpt-1.0.2,ajax_fade,page_not_loaded,,homa-ver-1.7, vertical_menu_with_scroll,smooth_scroll,blog_installed,wpb-js-composer js-comp-ver-4.12,vc_responsive

Résumé dell’ultimo mese

alcea rosea3

alcea rosea1

alcea rosea2

Rapito dal fascino ambivalente dei malvoni (sgraziati e leggiadri, facillimi e insidiosi, superati e sempre attuali), l’estate scorsa ne ho seminati un po’ della serie ‘Halo’, trapiantandoli in un fazzoletto riarso e petroso tra il lillà e una fila bassa di rose, a fare da quinta o cuscinetto. L’allegro assembramento di steli gagliardi si produce in questi giorni in uno spettacolo multicolore che alletta api e farfalle. Le piante sono coriacee e, pur essendo allampanate, hanno un fusto che non si piega qual canna al vento, ma si flette solo un po’ per le raffiche, restando ancorato saldo al terreno. Sono rotte a tutto; sfigurate dalla ruggine, crivellate dalle cavallette, smerlettate dagli antofagi: ma eccole sempre lì, che svettano invitte. Quando ho visto le pustole di ruggine picchiettare le foglie, a inizio stagione, ho avuto l’impulso iconoclasta di sradicare tutto: per fortuna mi sono frenato. La ruggine ha allignato, eppure le piante – per quanto  imbruttite e malconce – ancora non si dànno per vinte. Anche i ghirigori degli insetti che sforacchiano le foglie paiono recare più fastidio all’occhio del giardiniere esteta che vero guasto alle funzioni vitali delle piante.

malvoni 4

Nei vasi prosperano le dalie, cotte dal sole, e le ortensie, in un angolo fresco e ombroso. Le dalie sembrano ancora indenni dai soliti noiosi ragnetti, che causano chiazze depigmentate sulle foglie. Le ortensie si esibiscono in sfere fiorite inusitate, fuori misura rispetto ai vasetti di coccio in cui sono costrette. Hanno qualche foglia necrotica: purtroppo sono intervenuto tardi in loro soccorso e una prolungata clorosi ha lasciato questa traccia indelebile.

dalie

ortensie

Di sera mi piace sporgermi dal davanzale sul retro per osservare torme di rane e rospi di ogni foggia e grandezza uscire dall’aiuola umida delle pervinche o dal fresco corridoio che costeggia la casa a confine col muraglione del vicino. Col loro incedere lento a balzelli ineleganti mi suscitano un’immensa, divertita simpatia. Conto sul loro aiuto per tenere a bada il brulicare d’insetti e nemici multiformi del giardino. Ecco qui sotto uno di questi anfibi fedeli, che si è avventurato a caccia un po’ prima degli altri. Quelle horreur! Che visione turpe: il poveretto è tutto pieno di peli del mio cane, ubiquitari come i batteri. Te li ritrovi nel letto, nel piatto, in bocca, ovunque. Non si salvano neanche gli anfibi!

anfibio

IMG_1597

IMG_1598

IMG_1601

IMG_1607

IMG_1616

IMG_1620

IMG_1626

IMG_1641

IMG_1629

Oh mamma: non si può mai star tranquilli! Sbaglio o sono chiodini? Proprio a fianco del ceppo marcescente della robinia abbattuta due anni fa. Notavo che l’ortensia bianca lì a fianco era stenterella… Ecco perché: la funesta Armillaria mellea, una vera iattura. Chissà come farò, anche perché ci sono molti altri ceppi in giardino (la betulla, i peschi, l’alloro, la magnolia: tutte essenze che ho falcidiato nella mia  follia di riforma del giardino preesistente…).  Bisognerebbe scavare, eliminare ceppi e terreno, disinfettare, non piantare per mesi.

Ho lasciato andare a seme il prezzemolo. Come tutte le ombrellifere (e le labiate), riesce irresistibile a numerosi insetti.

Read More

Sprazzi di sole

Qualche sprazzo di sole di tanto in tanto si apre e illumina una distesa di fiori presi d’assedio da bombi, api, sirfidi. Non sempre riesco a ripescare per tempo la macchinetta, sicché le foto spesso hanno luce fredda, da cielo velato o coperto. Le temperature restanto basse e il terreno è zuppo. Il giardiniere si dedica solo ai vasi e si rinfranca per le fatiche future…

delosperma2

bocchedileone

mix2

papaveri

nigella

bocchedileone2

coriandolo

digitali

Read More

Piove

Il pleure dans mon cœur
Comme il pleut sur la ville;
Quelle est cette langueur
Qui pénètre mon cœur? (Verlaine)

Il giardiniere (l’uomo?) non è mai contento. Se non piove, perché non piove. Se piove, perché piove.

Ho invocato la pioggia per settimane, che adesso mi aduggia e m’inquieta. Piove ormai quasi tutti i giorni da giorni. Rose e peonie pendono grasse e sguaiate come maschere sfatte. Facelie e coriandoli svettavano al cielo ma adesso la pioggia li preme e li alletta pesanti per terra. Arrivano spore di funghi e si posano e aspettano; se ne stanno come in erba l’angue in agguato; al primo sole sarà tutto un fiorire di chiazze e di macchie.

Tolgo dai vasi in balcone le violacciocche, scomposte, sparute, sfiorite. Ne viene un mazzetto, fâné. Mi par degno di foto, così lo immortalo. S’intona col grigio di fuori, di dentro, di tutto. Non mi scuce un sorriso ma solo mestizia. Invocherò adesso il sole, come ho invocato la pioggia. Che tronchi la litania balbuziente di questa tristezza.

IMG_1514

Read More

A would-be cottage garden?

How many kinds of sweet flowers grow

In an English country garden?

We’ll tell you now of some that we know,

Those we miss you’ll surely pardon.

Daffodils, heart’s ease and flox,

Meadowsweet and lady smocks,

Gentian, lupine and tall hollyhocks,

Roses, foxgloves, snowdrops, blue forget-me-nots.

In an English country garden… (canzone tradizionale)

Malvarose (hollyhocks), garofani, violacciocche, rose, fanciullacce (love-in-a-mist), giuliette (Canterbury bells)… e quest’anno ho perfino le digitali (foxgloves)! Gl’Inglesi hanno tutta la mia ammirazione; cerco d’imitarli, ma c’è una cosa che qui non abbiamo: il clima! Da noi purtroppo non piove anche per quaranta giorni filati… Tornando al cottage garden, mi riprometto di seminare anche Hesperis matronalis, che non può certo mancare in un old-fashioned garden.

IMG_1473

IMG_1479

IMG_1478

IMG_1476

IMG_1500

Nigella damascena, vulgo fanciullaccia. Nata in una fessura.

IMG_1504

Peonia bianca. Merita un anno di attesa…

IMG_1484

Digitali da seme (Chiltern seeds).

IMG_1502

Mi piacciono ma non so che cosa siano, purtroppo…

IMG_1507

Prime roselline.

IMG_1503

Achillea di tra i papaveri.

IMG_1494

Soliti, immancabili garofanini.

IMG_1487

Ancora loro. Che profumo!

IMG_1498

Bocche di leone che occhieggiano dalla ringhiera. Fiori dal cemento, dalle crepe, dai posti più impensati. Una metafora potente, che ci dà speranza per i gretti, i piccini, gl’ipocriti che abbondanti ci circondano… Possono spaccarsi e fiorire anche le più granitiche anime di pietra.

IMG_1511

Un boschetto di garofani tra la verzura.

Read More

Dopo l’agognata pioggia, esplodono le fioriture

Oggi, al ritorno da un breve viaggio per motivi di studio, ritrovo il giardino in pieno rigoglio; ci sono stati tre o quattro acquazzoni che finalmente hanno intriso per bene d’acqua il terreno che ormai supplicava pietà dopo mesi di arsura.

Mi rincresce solo per la distesa fiorita di fronte a casa, che l’anno passato era molto più variegata, mentre ora è una distesa di soli papaveri della California, tutti tinta arancio – a séguito dello scavo eseguito con un mostro meccanico quest’inverno. Evidentemente tutti gli altri semi sono più deboli, o i papaveri della California sono veri eroi dell’autodisseminazione.

Eccoli qui che si bevono il sole a petali ben divaricati, tutti dritti come soldatini. L’aiuola così monocroma, monotona, monocorde non l’avrei voluta. Ho provato a prevenire e rimediare seminando a spaglio papaveri di altri colori, fiordalisi, e praticamente tutti gli avanzi di sementi che ho ripescato dal bussolotto di latta che ho adattato alla bisogna. Pazienza: conviene far buon viso e godersi questo colore intenso, squillante ma ammorbidito dalla consistenza ora cerosa ora sericea ora di velluto. Non conosco altri fiori con la stessa tinta e tessitura.

Però, ecco: vedo occhieggiare qua e là qualche cenno di altri fiori. Alcuni li conosco, altri no. Vedo qualche ciuffetto di Saponaria ocymoides e uno o due timidi fiordalisi. Per il resto, il rettangolo centrale dell’aiuola è davvero una prateria arancione.

viola arancio

Weigela

Saponaria ocymoides

sul selciato

peonia

peonie

Centaurea

Read More

Rigogliosa primavera

Posso dirmi abbastanza soddisfatto di quel che son riuscito a fare per il giardino. Tutto sommato, non è così male. Certo, ci sarebbero ancora infinite modifiche da apportare, ma mi piace anche centellinarmi gl’impegni su tempi lunghi, per avere sempre un progetto in cantiere, una speranza in serbo. Poi, si sa, se si hanno occhi per vedere, in un giardino come in una casa, non si può mai dire di aver finito. Ed è questo uno dei motivi che mi fanno amare il giardinaggio: mi sento come “trasportato in avanti”, sostenuto nello scorrere del tempo da un’ininterrotta progettualità. Vado a letto la sera enumerando mentalmente i lavori  in sospeso e mi addormento col sonno dei giusti sapendo di aver così tanto da fare e dare. Se mi aggredisce l’apatia o lo spleen, come a tutti almeno a volte succede, non ho che da guardarmi attorno per ritrovare la spinta ad agire, accumulando una stanchezza fisica che aiuta a dissipare le nebbie mentali o spirituali. In fondo, è una manifestazione del concetto di cura, che non può mai venir meno finché c’è vita. Può suonare blasfemo, ma è un po’ come l’amore parentale: cessa solo quando intercorre la separazione ultima.

Passando alla prosaica realtà…

Nel lato est il rosmarino, liberato dall’ombra molesta di un alloro fuori misura infestato dalla cocciniglia, ha ripreso a fiorire allegramente. La bordura di settembrini e rose che ho in mente per il confine è ancora in fieri: i settembrini li ho in parte comprati, in parte ottenuti da divisione dei cespi di piante esistenti; le rose da bordura, scelte tra quelle robuste e shade tolerant, le pianterò quando avrò tempo e denaro, in ogni caso dopo che gli organismi del terreno avranno un po’ degradato gli essudati dell’alloro e di alcuni vecchi cespugli di rose che ho espiantato. Infatti, sotto l’alloro non cresce proprio nulla per un bel raggio, mentre dove c’erano le rose non c’è questo problema, ma occorre comunque evitare il rischio di rigetto che si presenta talora al trapianto di una rosa laddove ne era vissuta un’altra. Per ora nelle aiuole che accoglieranno, finanze permettendo, le rose, ho seminato un miscuglio tipo sovescio, con molte piante mellifere. L’aiuola delle bocche di leone, stremate da un’ultima virulenta fiammata di ruggine (Puccinia antirrhini) lo scorso ottobre, è sparita, soppiantata da crisantemi che ho diviso. Le giuseppine ch’erano sotto l’alloro ora sono offese dal sole diretto e converrà trapiantarle (credo in vasi, da aggiungere nelle zone ombrose dove già ne ho diverse). Sempre a oriente, l’aiuola disordinata in cui crescevano Physalis alkekengi, peonie, Arum dracunculus, una rosa stentata, violette e molte erbacce è diventata un angolo ordinato con giuliette, settembrini, gigli di Sant’Antonio. Qua e là spuntano in ogni caso speronelle e fanciullacce (Nigella damascena), che devo far attenzione a non eliminare col diserbo (manuale). I gigli sono preda della criocera, manco a dirlo, ma per ora mi sto arrangiando con la lotta diretta (leggasi: stritolamento delle bestiole laccate di rosso tra le dita, con gran spargimento di sughi scarlatti). La magnolia non c’è più, sicché c’è più luce e spazio radicale per l’ibisco bianco, la deutzia, il gruppettino di lillà bianchi. Sempre lungo il lato est, si nota un attacco di ruggine alle pervinche, che fioriscono lo stesso. Nell’angolo in ombra: menta, melissa, colombine, prezzemolo che sale a seme. Lungo la casa, dove vorrei un giorno creare una bordura di ortensie, rispuntano le calle semideistrutte dal gelo, fiorisce Iberis sempervirens (mentre I. semperflorens è al termine), accumulano risorse per il futuro giacinti e narcisi, si apprestano a fiorire rose e garofanini dei poeti, oltre a un mare di giuliette (avrò esagerato?). C’è poi la zona delle peonie. In autunno le ho concimate con guano e cenere. Per carità, sarebbe stato meglio usare le scorie K (ex scorie Thomas), ma non disponendone ho cercato qualcosa che avesse buona dotazione di fosforo (per le radici) e potassio (per i fiori). Chissà…

C’è poi il lato sud, sul davanti. Quest’inverno avevo vissuto un piccolo lutto perché questo fazzoletto – dove l’anno scorso erano fioriti fiordalisi, papaveri, garofani, achillee, margherite, coreossidi e millanta altre specie, che si erano riseminati abbondantemente – per colpa di una perdita ha dovuto subire uno scavo con un escavatore meccanico che ha distrutto tutto. Temevo un deserto, quest’anno, ma la zona si è ripopolata velocemente di papaveri della California: sono nati a centinaia, fitti fitti, e non ho avuto cuore di diradarli. L’effetto sarà meno variegato e c’è il rischio che le piante si ammalino, così ravvicinate: vedremo! Sempre sul davanti, sono in fiore le facelie e uno o due giaggioli del tipo Iris pallida dalmatica, solo in parte scampati allo scavo, e forse ancora troppo deboli per una degna e ricca fioritura. Profumo sottile e dolce.

Il lato ovest è massacrato da un’epidemia feroce di ruggine delle malvacee. Puccinia malvacearum: famigerata compagna delle malvarose come la macchia nera lo è della rosa. L’anno scorso non aveva fatto notare la sua presenza e i miei malvoni, nati da sé da semi portati dal vento, erano fioriti belli sani senza ruggine persino a mezz’ombra. Quest’anno, invece… un disastro. Si fa presto a dire: eliminate le foglie colpite; da me non ci sono in pratica foglie indenni. Eppure, ho scelto di non intervenire, perché gli steli fiorali si stanno già preparando e sembrano molto grandi e pieni. In ogni caso, a fine stagione eliminerò tutte le piante e trapianterò – se l’avrò seminata – la cugina rust resistantAlthaea (o Alcea: solito guazzabuglio botanico-tassonomico) ficifolia, accontentandomi dei suoi fiori più semplici e dei colori meno attraenti. Stessa cosa farò per le bocche di leone, vittime della ruggine pure loro, sostituendole con piantine di una varietà resistente che ho già seminato.

Come sono prolisso! Tra l’altro sembra che il giardino sia enorme, mentre è davvero minuscolo!

Qui di séguito qualche foto.

IMG_1395

IMG_1396

IMG_1401

IMG_1407

IMG_1409

IMG_1402

Petunia (Petunia pendula) nata da sé in un interstizio di fronte a casa, davanti al cancello. Già in fiore perché spuntata a settembre e miracolosamente sopravvissuta al gelo!

Puccinia_malvacearum

Eccole, le pustole subfoliari della malefica crittogama: gonfie, turgide, ben pasciute malgrado la mia lotta con mezzi anodini (propoli, equiseto, rameici).

Read More

Time to stand and stare?

What is this life if, full of care, / We have no time to stand and stare…

In giardino, da marzo a settembre, c’è talmente tanto da fare che davvero si rischia di obliterare l’invito del poeta a sostare e guardare. Oggi ho avuto – è un’eccezione – diverse ore da dedicare al giardino. Tra un’incombenza e l’altra, però, ho sostato e osservato, memore di quei versi. Il fiore che beve il sole cullato dalla brezza, l’ape che entra ronzante in una corolla e ne esce inzaccherata di polline, la lucertola che sguscia da un antro e si crogiola al caldo; ma anche il vaso sbrecciato, la terra smossa, il buco in terra, la foglia butterata: non vedo che bellezza intorno a me, in questi pochi metri di caos vegetale.

In un grande vaso a cassetta, di volgare plastica, si schiudono i fiordalisi, seminati a ottobre.

fiordaliso1

fiordaliso2

fiordaliso3

Ovunque è un brulicare di insetti, ragni, piccoli rettili. Ecco due ospiti immortalati.

insetto

lucertola

Lungo un bordo di cemento si è ormai bene espansa Phlox subulata, in tre colori (fuxia, malva pallido, bianco).

phlox1

phlox2

phlox3

Sono belli i fiori selezionati, seminati, ripicchettati, trapiantati, concimati, innaffiati; ma sono belli anche quelli che fanno tutto da sé, come le molte specie del mio arazzo fiorito, ove pure sono un po’ soverchi i gialli squillanti dei tarassachi – un grido di gioia.

tarassaco

Sono meravigliosi, certi nomi volgari di fiori, un po’ in tutte le lingue. Purtroppo, io stesso abuso del nome latino italianizzato, di solito del genere, talora della specie, appiattendo e neutralizzando tutta la densità storica, poetica, popolare, fitoalimurgica del nome volgare. Allora Campanula medium si fa banale campanula (e non ammiccante giulietta), Dahlia resta dalia (e non è giorgina), Aquilegia è solo aquilegia (e non colombina), Bergenia perde solo la maiuscola (e non è giuseppina)… Si potrebbe molto continuare, ma mi si sono per caso inanellati tutti nomi leziosi da vecchia zia giardiniera.

Ecco qui sotto, a proposito, le mie colombine, nate da seme, ora al secondo anno. All’ombra luminosa hanno finalmente trovato requie e un loro ubi consistam (consistant?).

Ci sarebbero millanta altre cose da fotografare. Ma il tempo deficita. Per elencare solo quello cui ho atteso oggi: diserbo manuale; innaffiatura dei vasi; divisione e trapianto di alcuni cespi di settembrini (sarebbe un po’ tardi, ma sono robusti e tollerano ogni strapazzo); semina di Cobaea scandens; ramazzata di foglie e semi del ligustro; lotta manuale contro cavallette, bruchi  e criocere del giglio; vangatura di un fazzolettino di terra; eliminazione delle foglie più deturpate delle malvarose (Puccinia malvacearum impazza e furoreggia!); controllo del vicino con la coda dell’occhio (onde evitare che diserbi con veleni il marcipiedi di fronte a casa, dove sono nati da sé papaveri, speronelle, calendule, lobularie, papaveri della California…).

Ecco però un ultimo scatto: una delle tante piantine nate in crepe e fessure, in questo caso una bocca di leone.

Read More

Fine marzo

Come spesso succede, il mio piccolo mondo verde è scomposto e caotico. Non pioveva da tempo e oggi, finalmente, è piovuto. Ne approfitto per pubblicare qualche foto dei giorni scorsi.

Sul balcone fioriscono le violacciocche e i tulipani; si preparano a fiorire Convolvulus cneorum e le mie adorate e altrove decantate giuliette. Al posto delle ipomee, stremate dal ragnetto rosso gli scorsi anni, ho deciso di addossare a una grata in legno delle dipladenie bianche e rosa, ancorché a malincuore per il loro successo commerciale che me le rende un po’ sospette.

Il prato misto spontaneo è anche questa primavera un arazzo dalla freschezza naïf, tuttora in fase di metamorfosi perché l’ombrìa della magnolia (abbattuta a gennaio) è sostituita dal solatìo, ora mite ma che si farà impietoso d’estate… Prevalgono i gialli del tarassaco e i bianchi rosati delle pratoline, ma a cercare bene ci sono anche gli azzurri delle veroniche, i rosa più intensi del trifoglio, i blu delle ultime viole. I vicini hanno già rasato il loro prato impeccabile almeno due volte, pelandolo a vivo con decine di viavai del tosaerba per pochi metri quadri. Guardano alla mia giungla con disappunto, un po’ come i vicini di cui parla Michael Pollan in Second Nature, che attentano ai valori comuni della gentry americana colla loro negligenza nella cura del prato, vero totem della middle class e dei suburbs. Non sospettano che ci siano altri modi di concepire il giardino, meno plastificati.

Le malattie crittogamiche sono ancora sotto controllo, ma percepisco come siano lì lì per esplodere non appena le temperature si alzino e l’umidità si faccia insidiosa. Sto passando e ripassando macerato di equiseto, a scopo preventivo, nella speranza che riduca la necessità di passare lo zolfo ramato o il verderame.  Quanto ai parassiti, ho deciso di usare molto di più la semplice lotta manuale, quest’anno, limitando l’uso di prodotti, per naturali che siano, come il legno quassio e l’olio di neem, che di solito utilizzo se ci sono attacchi massicci. Le cavallette sono già in piena proliferazione: si sollevano dal prato (autentica grillaia!) quando ci si passeggia sopra, e si beano al sole sui listelli di legno secco del balcone. Ci sono poi le cavallette tipiche solo dei colli veneti, Barbitistes vicetinus, che anche quest’anno sono già presenti, ancora piccolissime, nelle due versioni verde e melanica. Ne schiaccio tra le dita quante più posso, con sadico piacere misto a disgusto. Ne capto la presenza prima ancora di individuarle grazie ai trafori delle loro rosicchiature su fiori e foglie.

Nella serretta le dalie, che ho ritirato con il loro vaso e protetto con tessuto-non tessuto, stanno germogliando. Che sollievo! Temevo che questa prassi eterodossa riuscisse loro fatale (non avevo reale contezza di quale temperatura raggiungesse la serretta, d’inverno). Non c’era comunque il tempo, a novembre, di estrarle, disinfettarle, riporle, controllando poi che non seccassero né ammuffissero… Sono invece andate le calle bianche (Zantedeschia aethiopica), altra presenza démodé del mio giardino, stroncate dal gran freddo di quest’inverno. Non erano tra le mie presenze predilette, per quelle loro spate candide, senza profumo, di un’eleganza un po’ algida e frigida.

Nei prossimi giorni non avrò molto tempo e la pioggia scatenerà la crescita delle malerbe. Purtroppo avere un giardino progettato in modo scriteriato e caotico significa anche non riuscire bene ad accedere a tutte le zone per il diserbo accurato. Ci si può provare, con evoluzioni e torsioni circensi, ma l’esito è incerto e il rischio di pestare le plantule di fiori nate da sé qua e là (specialmente le speronelle) è molto alto. Sarebbe un delitto! Eppure, un po’ di largo occorre farlo…

IMG_1339

IMG_1347

IMG_1340

IMG_1343

IMG_1346

Ultimi giorni per le corolle solari dei narcisi. Poi, occorre avere pazienza finché le foglie si saranno seccate da sé…

IMG_1345

Consistenza cerosa, profumo delizioso, colore pastello: che cosa chiedere di più a un umile fiore?

IMG_1357

IMG_1351

Tra le poche piante che non ho ottenuto da seme o divisione o bulbo. Un accostamento un po’ stonato nel mio giardino rosa bianco giallo, ma rompe la monotonia…

Violette (Viola tricolor) nate da sé con esemplari di Trombidium holosericeum o di Balaustium murorum (chiedo venia agli entomologi), l’innocuo ragnetto rosso del cemento o dei muri o del travertino.

Read More

Diserbare a mano: condanna o ascesi?

Ecco le mie violacciocche superstiti (sono pedante e scrivo la parola con due -cc-, come mi piacerebbe che la scrivessero anche gli altri; ma è un po’ come “caffellatte” e “sopralluogo”: non c’è verso di vederli scritti correttamente, anche da persone ben istruite…).

Tornando al giardinaggio, devo dire che i colori delle violacciocche sopravvissute mi piacciono, anche se le piante sono malridotte dopo i miei tentativi di salvarle da una crittogama o dall’asfissia radicale, togliendo tutte le foglie ingiallite o marce, ossia la maggior parte…

Oggi ho dedicato molto tempo a diserbare, a mano, lentamente. Non piove da un bel po’, ma alcune piante “infestanti” sono turgide e lussureggianti ugualmente. Ho tolto, in modo mirato, solo tre specie, da me già in pieno vigore: billeri (Cardamine hirsuta), occhietti della Madonna (Veronica sp.), centocchio comune (Stellaria media). Gli occhietti della Madonna sono molto belli quando formano folti cuscini, ma per apprezzarne i fiorellini azzurri occorre chinarsi o aguzzare la vista. Il centocchio produce fiorellini bianchi insignificanti; è commestibile, al pari delle altre citate, a quanto ne so, e se ne può fare una vellutata, ma da altre fonti desumo che va consumato con cautela per il contenuto di saponine. Forse è un po’ come Clematis vitalba, per cui vale la regola: poca, giovane, non da sola. Nel senso che è bene consumarla in piccole quantità, scegliendo solo getti giovani e mescolandola ad altre erbe. In ogni caso, sono molto diffidente e cauto, e in genere non raccolgo nulla, nemmeno se sono abbastanza certo dell’identità della pianta; l’unica erba che raccolgo e uso personalmente è il tarassaco: è difficile sbagliarsi e per di più è del tutto innocua, dato che gli unici effetti un po’ fastidiosi, se se ne abusa, sono quelli blandamente lassativi e diuretici.

Trovo davvero rilassante e rigenerante stare chino a togliere l’erbaccia. Per me la quintessenza dello zen o dello yoga. Si sta concentrati ma calmi a reiterare lo stesso gesto, ed è inevitabile che tutti gli altri pensieri inutili o ossessivi si dileguino, perché serve tutta la propria presenza mentale per strappare selettivamente solo le piante infestanti. Chissà se Tich Nath Han lo include tra le attività da fare con la massima presenza mentale per esercitarsi nella pratica della consapevolezza…

Insomma, un ricorso moderato al diserbo è senz’altro una forma di ascesi (che non vuol dire “ascesa”, ma esercizio spirituale, dal greco áskēsis). Però, che fatica! La schiena indolenzita riporta alla realtà. Più avanti in stagione, specie dopo le piogge, può diventare anche una condanna, nel senso che le malerbe spuntano ovunque, sono caparbie e prolifiche, quasi ineliminabili…

Read More

Soprattutto bulbose

IMG_1328

Un mare di narcisi. “Primavere”, le chiama qualcuno. E non è un caso. Sono a mezz’ombra, per questo i fiori non sono così numerosi come potrebbero (se ne vedono masse di un giallo abbagliante in certe aiuole spartitraffico). And then my heart with pleasure fills, / And dances with the daffodils. 

IMG_1333

Un narciso di tipo diverso. Uno di quelli che mi regalò, qualche anno fa, Valeria. Non ho tenuto le targhette con il nome dell’ibrido: questo è il terzo trapianto, poverini…

IMG_1326

Che gioia, i virgulti rubino delle peonie! Un miracolo che si ripete di anno in anno. Mi ripropongo di fare due trattamenti col verderame (uno a rametti rossi belli alti e uno poco prima della fioritura), per prevenire la cladosporiosi che due anni fa ha deturpato le piante, pur senza stroncarle.

Read More

Violette e bergenie: uno splendore…

… mentre le violacciocche sono venute malissimo. Ne ho seminate di doppie, bellissime nelle foto del catalogo di Chiltern Seeds. Ma fin dall’esordio è stato un disastro. A luglio, quando le ho seminate, sono nate senza difficoltà, in quantità industriale. Già pregustavo distese di profumatissime violacciocche di tinte meravigliose. Invece già al primo trapianto nei vasettini ho subìto una vera moria dovuta a nemici temibili attirati dalla torba che uso per le semine: gli sciaridi. Le larve di questi moscerini mangiucchiano le radichette dei semenzali, che si afflosciano su di sé e periscono. Ne ho salvate comunque un bel po’ e ho fatto il secondo errore: per farle riprendere, anche sapendo che sono della famiglia dei cavoli, ho esagerato con la concimazione: sono diventate tutte frondose, con foglie grandi da palme tropicali. Durante l’inverno poi si sono ammalate di muffa grigia e forse anche di asfissia radicale, per via dell’umidità stagnante che qui tutto ricopre e infradicia per mesi: foglie gialle e gemme ammuffite e distrutte. Avrei dovuto dare almeno due passate di verderame, ma d’inverno latitano le giornate libere, soleggiate, asciutte, e in cui il giardiniere non sia preda di umor nero. Risultato? Violacciocche striminzite, alcune decapitate, uno schifo.

violacciocche

Violacciocca.

bucaneve

Bucaneve. Uno solo in tutto il giardino, come l’anno passato; vedrò di rimpinguare, quest’autunno.

ignoto2

Bulbosa minuscola e meravigliosa. Per sbaglio ne ho pestate altre due identiche. Non so che cosa sia, però…

pratolina

Pratoline: ce ne sono ovunque, al sole. Più le si pesta, taglia, trascura e meglio vengono.

violette

violette3

violette4

violettebianche

elleboro

Elleboro: finalmente! L’anno scorso non mi ha degnato di fioritura. Dicono che gli ellebori siano come le peonie: dopo il trapianto fanno gli offesi per un po’. Sto aggiungendo cenere al terreno perché sono calcofili.

narcisi

Narcisi, fiorituri…

bergenie

bergenie3

bergenie2

iberide

Read More

Si riparte

Le temperature si sono alzate e le giornate sono perlopiù soleggiate o variabili. Non sempre piovose come la scorsa primavera. Si prospettano un risveglio anticipato e un bel daffare con le innaffiature dei vasi e non solo. Forse i miei narcisi a mezz’ombra riusciranno a fiorire tutti, senza abortire per l’eccesso di umidità.

Un rapido giro del giardino: tutto verdeggia e si prepara a esplodere. Ci sono violette davvero ovunque. Ne ho di tre tinte: le classiche viola sul davanti e nel lato est, un tipo più sul lilla o lavanda o mauve nel lato ovest, un tipo bianco nel vaso con la melissa. Poi ci sono varie viole residuate da piante comprate, ma disseminandosi hanno perso i colori originari.

aquilegia

Aquilegia in vaso, da seme (i semi li ho rubati da un giardino del quartiere, abbandonato, che a mezz’ombra ad aprile è una distesa sterminata di aquilegie, che sembrano un paesaggio incantato). L’anno scorso ha fiorito poco, speriamo meglio quest’anno.

viole3

Violette.

viole4

Altre violette.

sedum2

Sedum (ora dovrebbe essere Hylotelephium) che si prepara a esplodere.

bergenia

Bergenie. Hanno un sacco di fiori, quest’anno. Certo, sono frugali e robuste, ma trattandole bene si esibiscono in fioriture spettacolari.

Iberis semperflorens, da talea. Sto cercando di rinnovare il “parco piante” perché l’esemplare che ho ereditato è un po’ disordinato. Qui in quartiere ce l’hanno tutti, l’iberide. Ha i fiori da circa un mese, un vero fiore invernale.

Read More

Addio prima del freddo

Potrei continuare con suggestive riprese di ragnatele grondanti goccioline d’umidità o foto poetiche coi ricami della galaverna. Invece, fino a primavera 2017 non pubblicherò proprio niente. L’inverno incombe con tutta la sua tetraggine. Fino a novembre ci sarà tempo per ricoverare le piante freddolose (ne ho poche), ma già so che non farò grandi lavori: ritirerò i due enormi vasi con le dalie rosa e la schefflera ereditata. Lascerò invece i gladioli in terra, perché oltre a non avere l’energia per espiantarli, qui il terreno è già zuppo e andare a pestare il giardino non è il massimo. La mia voglia di stare fuori diminuisce con lo scemare delle ore di luce (abito in collina e il fenomeno è più accentuato: anche in giornate soleggiate il sole si vede solo dalle undici alle tredici, in pieno inverno, per il resto è coperto nella sua bassa parabola dalla collina prospiciente). Riprenderò con rinnovato vigore a febbraio 2017.

cosmos

Cosmos: ormai una specie di intrico indisciplinato.

comsos3

cosmos2

dalia

Dalia. Purtroppo, è una delle poche foto decenti che posso pubblicare. Anzi, una delle poche infiorescenze decenti. Temo che le mie dalie abbiano sofferto per tutta la stagione di un fenomeno detto fasciazione: i petali erano piccoli o malformati, a volte verdini anziché rosa. Non ne so bene la ragione, forse i soliti ragnetti che qui sono molto aggressivi e prolifici.

rosa_botticelli

Rosa: siamo al quarto (e ultimo) giro di rifiorenza.

Farfalla mal fotografata…

crisantemo

Crisantemi. Non vado pazzo per questi specifici crisantemi (ereditati), ma devo ammettere che sono tra le poche fioriture di ottobre/novembre. Arrivederci al 2017.

Read More

Colori d’autunno

Il tempo per curare il giardino diminuisce, così come la voglia, dato che il clima è uggioso e le ore di luce stanno calando. I settembrini (ottobrini?) continuano a rallegrare la vista, ma si percepisce che tutto si sta spegnendo e preparando a dormire.

eschcolzia

Ci si può illudere che sia una seconda primavera…

…ma certi segnali sono inequivocabili!

caos

Solito caos vegetale. A volte mi viene lo sconforto perché in piena fioritura la giungla ha un che di affascinante, ma quando è così sembra solo un giardino lasciato a sé stesso…

anemoni

Anemoni giapponesi.

Quando si dice che sono incontenibili…

composita

Composita nata da sé, tipo camomilla. Purtroppo alcune erbacce mi piacciono, ma da brave erbacce hanno il “difetto” di diffondersi a ritmo impressionante, e ora me le ritrovo ovunque.

settembrini2

Settembrini. Questi li avevo divisi in primavera da quelli di casa della mamma (che a sua volta avevo piantato io, più di vent’anni fa!).

cosmsos2

Unico cosmos di tinta più cupa, gli altri sono usciti tutti rosa chiaro (i semi erano del Lidl…).

Vangando un piccolo tratto dove ho trapiantato dei giaggioli, devo aver smosso dei bulbi di sternbergia: stanno fiorendo solo ora, in ritardo…

Read More

Congedo all’estate

Si intrecciano a quelle autunnali le ultime fioriture delle perenni e annuali estive. Mi sembra un arrivederci…

IMG_1193

Coreosside. Un giallo praticamente perfetto.

IMG_1157

Solita, unica, pianta di gaillardia. Sono tinte che non sceglierei, ma a caval donato (dal vento) non si guarda in bocca.

IMG_1198

Gaura. Ne ho di due colori. Questa, ‘Alba’, è superlativa per ramificazione e rifiorenza. Peccato che sia l’altra – di un colore tra porpora e rosa – a essersi già disseminata in giardino.

IMG_1143

Cosmos da seme. Mi hanno fatto dannare per tutta l’estate. Alcuni sono collassati dopo un temporale, altri sono seccati all’improvviso (temo per una malattia tipo verticilliosi o simile), altri hanno stentato a fiorire tutta l’estate, mettendo solo foglie (piumose e leggiadre, ma… pur sempre foglie; motivo? Forse acari o eccesso di azoto nel terreno). Adesso che sono riprese le piogge, sono letteralmente rinati. Era ora!

IMG_1194

Fuochi d’artificio: il botto finale.

Read More