Per ottenere quest’effetto occorre piantare i bulbi di tulipano su due strati. Si riempie un bel vaso capiente di comune terra da orto, senza letami o terricciati. Si dispongono i bulbi molto vicini su un primo letto a venti centimetri dal bordo; poi si aggiungono dieci centimetri di terreno e si adagiano i rimanenti bulbi, sempre a poca distanza l’uno dall’altro, a formare un secondo livello; infine, si procede a colmare la terracotta lasciando solo due dita dall’orlo. Si può concimare con un po’ di farina d’ossa, mischiandola al sostrato. In primavera, durante la fioritura, si possono sostenere i bulbi con fertilizzante liquido per bulbose oppure con un concime organico in polvere ricco di potassio (in tal caso è bene spargerlo appena spuntano le foglie). S’innaffia solo se non piove per parecchio tempo. Terminata la fioritura, le foglie vanno lasciate seccare del tutto, continuando a dare acqua senza esagerare. Tolto il fogliame, i vasi andrebbero tenuti asciutti fino all’autunno. Unico caveat: una volta piantumati, i vasi – già pesanti di loro – diventano di piombo; unica soluzione, se si è stati tanto imprudenti, lasciarli là dove sono stati allestiti, nel mio caso dai miei, che ora si godono il risultato che si vede in foto.
Da bambino mi son preso un’infatuazione potente per i tulipani. Ricordo l’emporio vicino a casa, che sentiva di mangimi, granaglie e pastoncino, dove in cambio della mia magra paghetta settimanale potevo avere tre-quattro patatine cuoriformi, protette da una tunica secca secca che ti si sfaldava tra le dita, con una promessa di germoglio in cima, a forma di virgola verde pallido. Ci andavo a marzo, ignorando che la stagione più idonea per piantare è l’autunno. Nella bottega non c’era molta scelta di forme o colori, e all’epoca – avrò avuto nove anni – mi piacevano le tinte allegre e sgargianti, perciò me ne tornavo a casa con bulbi che avrebbero portato corolle rosso scarlatto e giallo intenso. L’anno successivo s’imbastardivano e i fiori nuovi erano gialli con striature e arabeschi rossi, o viceversa.
Adesso che ho una casa e un giardino miei, di tulipani così non ne ho (né li voglio, ché ora prediligo le tinte pastello). Eppure, la passione per questi fiori semplici e meravigliosi rimane, magari sopita o messa un po’ alle strette da tanti altri amori vegetali concorrenti. L’autunno scorso, quasi a dicembre, ho interrato, con molta pomice, sabbia e brecciolino, dei bei bulbi di Tulipa saxatilis ‘Lilac Wonder’ che Valeria, amica e provetta giardiniera, si era procurata a una svendita di fine stagione presso l’ormai leggendario “Floriana Bulbose”. Che dire? Il risultato è commovente e rischia di rinfocolare quell’antica passione, portando a prossimi acquisti compulsivi e – ahimè – scriteriati, vista la carenza endemica di spazio vitale per le piante che affligge il mio fazzoletto. I ‘Lilac Wonder’ sono proprio belli, nella loro leggiadra semplicità, con quei tepali appuntiti e quell’areola giallo zafferano che pare un tuorlo d’uovo.