Tlaspi o tlaspo, nome che indica anche altre crucifere, sia in italiano che in greco. Questo è il tlaspi d’inverno, piccolo arbusto spontaneo in certe zone d’Italia, su rupi assolate e sassose, ma coltivato da tempo immemore nei giardini della nonna, in vaso, per esibirne la fioritura in pieno inverno. Fiorisce, infatti, tra novembre e aprile. Mi piace l’asimmetria dei petali, due dei quali si allungano a linguetta verso l’esterno. Botanicamente, il tlaspi d’inverno è un tipo d’iberide: Iberis semperflorens. Il genere comprende anche Iberis umbellata, che fiorisce in primavera-estate e si risemina da sé con facilità; Iberis gibraltarica, endemica nella zona evocata dal nome specifico; Iberis sempervirens, a volte confusa con la semperflorens: la prima forma un cuscinetto sempreverde che reca in primavera candide infiorescenze che le hanno guadagnato l’appellativo di “fior di neve”, la seconda si distingue, appunto, per l’andare a fiore in un periodo un po’ sguarnito e disadorno. Il tlaspi d’inverno predilige un sostrato calcareo e non teme la siccità. Si riproduce senza fallo (o quasi) per taleaggio. Non è esente da pecche: tende col tempo ad assumere un aspetto scarmigliato e sparuto, per cui conviene rinnovare le piante con regolarità.