Hortus Incomptus | un piccolo giardino spettinato
6064
home,paged,page,page-id-6064,page-template,page-template-blog-standard-whole-post,page-template-blog-standard-whole-post-php,paged-5,page-paged-5,edgt-cpt-1.0.2,ajax_fade,page_not_loaded,,homa-ver-1.7, vertical_menu_with_scroll,smooth_scroll,blog_installed,wpb-js-composer js-comp-ver-4.12,vc_responsive
Leggi gli

ultimi articoli

Tra draghi e zanzare

Esco in giardino armato di macchinetta, a caccia di angoli fotogenici. La luce non è delle migliori: è una delle tante giornate spente di primo autunno. Vinco la ripulsa che mi assale all’idea di calpestare l’argilla intrisa d’acqua. Smuovendo le foglie suscito nugoli di zanzare assatanate. Mi pungono le nocche, le giunture, i padiglioni delle orecchie. Già ero accidioso d’umore, adesso ho una gran voglia di battere in ritirata. Poi vedo i miei fiori, come in trionfo, e ci ripenso.

Le bocche di leone e altre annuali si sono ridestate dall’inerzia stuporosa che ne aveva fiaccato lo sviluppo nelle torride settimane d’estate. Vegetano e prosperano vigorose come non mai. Solo nei margini più gremiti di piante, un po’ ombrosi e già troppo umidi, sono sfigurate dalla ruggine o incipriate di mal bianco. Fauci di drago multicolori (snapdragons) si spalancano in cerca di un sole che latita e accolgono le visite alate dei pronubi. Le cosmee nane, nell’orgoglio liberatorio di non esser sgraziate e precarie come le cugine, si producono in un frettoloso, esplosivo girotondo  di corolle. L’alisso bianco spande i suoi densi sentori di miele.

Ma queste sono solo comprimarie. Le vere protagoniste dell’autunno sono le perenni piantate ad hoc per un ultimo atto spettacolare prima dei geli. Settembrini, anemoni, crisantemi. Ne ho molti e ancora più ne vorrei (ne vorrò).

E poi ci sono piante un po’ confuse, che han come perso la trebisonda, e approfittano del tepore di questo scorcio ottobrino per anticipare la primavera: soprattutto i papaveri della California, ormai ubiquamente infestanti in tutto il lato sud del giardino; allungano incerti i piccoli turbanti di seta delle loro corolle monocrome color zucca, e non li svolgono se non quando il sole si affaccia a concedersi.

Faccio un giretto di perlustrazione – in testa la lista delle incombenze si aggiorna e allunga – e scatto qualche foto con scarsa convinzione. Torno dentro, insoddisfatto; la luce è infelice, gli scatti sono poca cosa. Mi duole dappertutto per le pose da contorsionista che ho tenuto nella vana speranza che l’aggeggio digitale mettesse a fuoco quel che volevo io.

Pubblico lo stesso qualche immagine, anche a mo’ di cronistoria di quest’autunno mite dalle piogge misurate.

anemoni Honorine Jobert

coccinella

cosmea_bocciolo

mix due

mix tre

nuvola di settembrini

settembrini

Read More

Autunno: tempo di settembrini e anemoni giapponesi

settembrini2

L’anno volge al termine. Il gelo si appropinqua, inesorabile, ma è lontano ancora. Circola in giardino un’atmosfera di allegria caduca. Non c’è l’ebbrezza frenetica della prima estate, preludio di pienezza; si vive una stagione più sobria, come una primavera in sordina. Ci si prepara alla desolazione delle brume. Allietano questo trapasso intriso di malinconia i settembrini col loro ampio spettro rosa, viola, magenta. Risorgono dai cartocci di foglie stremate dal caldo anche le anemoni. Qua e là sbucano da anfratti e cantoni gli squilli di tromba degli zafferanastri. È un variopinto addio alla luce estiva, struggente e inconsolabile come tutti gli addii, ma anche pacato, come cosa che angustia ma si è pronti ad accettare perché ineluttabile. Ecco che mi guardo attorno e con dentro un sorriso olimpico mi crogiolo in quest’ambigua gioia mesta.

settemrbiniA

settembriniB

settembriniC

settembrini_a

settembrini_b

settembrini_c

settembrini3

anemoni1

IMG_1832

anemoni2

Read More

Astri protagonisti

astro4

Un’estate impietosa con punte oltre i quaranta gradi, che ha rinsecchito e bruciacchiato le foglie delle alberature stradali, mi ha costretto a lavori forzati in giardino e a questo lungo silenzio, che mi piace ora rompere con un post sugli astri annuali. Ne ho di bianchi, porpora, carminio, fucsia, rosati. Il mio preferito è quello della foto qui sopra, carnicino e madreperlaceo: una delizia.

Le poche piantine di cui dispongo le ho seminate in marzo, aprile e maggio, a più riprese, in modo da averne in fiore lungo tutta la stagione. Ce n’è un tipo a margherita, che con la sua compostezza da fiorellino mansueto mi pare circonfuso del pudore virginale di un’educanda; e ce n’è un tipo più sofisticato e pretenzioso, dai bei petali cicciuti a mo’ di dalia o peonia, che ho ritratto negli scatti di quest’articolo.

Gli astri sono – giusta l’etimo – vere stelle in giardino. Lo illuminano soprattutto nel trapasso da estate ad autunno. Se ne fanno mazzetti dal sapore rustico, in stile donzelletta che vien dalla campagna. Mi ricordano tanto la nonna, che un tempo regnava s’un ampio orto-giardino in cui le verdure avevano la meglio (l’ovvio pragmatismo di chi ha sofferto la miseria) ma erano inframmezzate da fiori, soprattutto da taglio, per farne mazzi da portare in cimitero. Ricordo i gigli di Sant’Antonio, le calendole selvatiche, i garofani dei poeti, le calle con le loro spate candide, le verbene, i “becchi” (nome locale del tagete).

Non sono difficili da ottenere partendo da seme, gli astri. Conviene scaglionare le semine, da marzo a maggio, per averne sempre, e poi trapiantare al sole o a mezz’ombra. E se si teme il tremendo Fusarium oxysporum callistephi, tra le poche malattie degli astri, conviene comprare semente garantita e piantarli in vaso con terriccio che non contenga terra (in Italia, qualsiasi terriccio commerciale non ne conterrà, essendo a base di torbe o – nella migliore delle ipotesi – fibra di cocco; all’Estero, le composte John Innes ne contengono, ma sono sterilizzate, per cui il risultato è garantito comunque).

Un’ultima osservazione. Li ho chiamati astri, con l’eventuale appendice di “annuali”, mentre tassonomicamente sono Callistephus sinensis (donde l’altra denominazione volgare “astro cinese”, o “astro da China” in qualche vecchio catalogo…); l’aggiunta di “annuale” o “cinese” non è esornativa, ma serve a distinguerli dagli astri perenni, non foss’altro che quest’ultimi adesso non si chiamano più Aster ma Symphyotrichum, salvo alcuni. Un bel guazzabuglio!

astro5

astro1

astro6

astro2

astri

Read More