L’ho già sbandierato ai quattro venti: adoro le biennali. I garofani(ni) dei poeti sono una delle prime piante che ho coltivato come piace a me, ovvero da seme. La mia nonna ne aveva un’aiuola e li usava in maggio per crearne mazzi per il cimitero. I suoi si riseminavano da sé. Li chiama(va) “garofanetti cinesi”, anche se Dianthus chinensis è – in realtà – altra cosa; in inglese sono i sweet williams (o Williams?).
Li ho coltivati tante volte. Non sono affatto difficili: semina estiva, trapianto appena hanno 4-6 foglie vere, posizione soleggiata, terreno un po’ calcareo. Fioriscono il maggio successivo (anche già da aprile, in effetti). Sono profumati e sfoggiano tinte unite o variegature meravigliose. Patologie? Solo la ruggine, se piantati in ombra. A volte le foglie vengono un po’ strinate dal sole cocente, ma niente di irrimediabile. Ci sono vari insetti che pungono o sbocconcellano i miei, senza effetti esiziali, però, sicché non li tratto (afidi, cimici, cavallette…).