And then some day you’ll pass my way …
…
See gold and crimson, bell and star,
And catch my garden’s soul, and say:
‘How sweet these cottage gardens are!’
(Edith Nesbit)
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See gold and crimson, bell and star,
And catch my garden’s soul, and say:
‘How sweet these cottage gardens are!’
(Edith Nesbit)
Posso dirmi abbastanza soddisfatto di quel che son riuscito a fare per il giardino. Tutto sommato, non è così male. Certo, ci sarebbero ancora infinite modifiche da apportare, ma mi piace anche centellinarmi gl’impegni su tempi lunghi, per avere sempre un progetto in cantiere, una speranza in serbo. Poi, si sa, se si hanno occhi per vedere, in un giardino come in una casa, non si può mai dire di aver finito. Ed è questo uno dei motivi che mi fanno amare il giardinaggio: mi sento come “trasportato in avanti”, sostenuto nello scorrere del tempo da un’ininterrotta progettualità. Vado a letto la sera enumerando mentalmente i lavori in sospeso e mi addormento col sonno dei giusti sapendo di aver così tanto da fare e dare. Se mi aggredisce l’apatia o lo spleen, come a tutti almeno a volte succede, non ho che da guardarmi attorno per ritrovare la spinta ad agire, accumulando una stanchezza fisica che aiuta a dissipare le nebbie mentali o spirituali. In fondo, è una manifestazione del concetto di cura, che non può mai venir meno finché c’è vita. Può suonare blasfemo, ma è un po’ come l’amore parentale: cessa solo quando intercorre la separazione ultima.
Passando alla prosaica realtà…
Nel lato est il rosmarino, liberato dall’ombra molesta di un alloro fuori misura infestato dalla cocciniglia, ha ripreso a fiorire allegramente. La bordura di settembrini e rose che ho in mente per il confine è ancora in fieri: i settembrini li ho in parte comprati, in parte ottenuti da divisione dei cespi di piante esistenti; le rose da bordura, scelte tra quelle robuste e shade tolerant, le pianterò quando avrò tempo e denaro, in ogni caso dopo che gli organismi del terreno avranno un po’ degradato gli essudati dell’alloro e di alcuni vecchi cespugli di rose che ho espiantato. Infatti, sotto l’alloro non cresce proprio nulla per un bel raggio, mentre dove c’erano le rose non c’è questo problema, ma occorre comunque evitare il rischio di rigetto che si presenta talora al trapianto di una rosa laddove ne era vissuta un’altra. Per ora nelle aiuole che accoglieranno, finanze permettendo, le rose, ho seminato un miscuglio tipo sovescio, con molte piante mellifere. L’aiuola delle bocche di leone, stremate da un’ultima virulenta fiammata di ruggine (Puccinia antirrhini) lo scorso ottobre, è sparita, soppiantata da crisantemi che ho diviso. Le giuseppine ch’erano sotto l’alloro ora sono offese dal sole diretto e converrà trapiantarle (credo in vasi, da aggiungere nelle zone ombrose dove già ne ho diverse). Sempre a oriente, l’aiuola disordinata in cui crescevano Physalis alkekengi, peonie, Arum dracunculus, una rosa stentata, violette e molte erbacce è diventata un angolo ordinato con giuliette, settembrini, gigli di Sant’Antonio. Qua e là spuntano in ogni caso speronelle e fanciullacce (Nigella damascena), che devo far attenzione a non eliminare col diserbo (manuale). I gigli sono preda della criocera, manco a dirlo, ma per ora mi sto arrangiando con la lotta diretta (leggasi: stritolamento delle bestiole laccate di rosso tra le dita, con gran spargimento di sughi scarlatti). La magnolia non c’è più, sicché c’è più luce e spazio radicale per l’ibisco bianco, la deutzia, il gruppettino di lillà bianchi. Sempre lungo il lato est, si nota un attacco di ruggine alle pervinche, che fioriscono lo stesso. Nell’angolo in ombra: menta, melissa, colombine, prezzemolo che sale a seme. Lungo la casa, dove vorrei un giorno creare una bordura di ortensie, rispuntano le calle semideistrutte dal gelo, fiorisce Iberis sempervirens (mentre I. semperflorens è al termine), accumulano risorse per il futuro giacinti e narcisi, si apprestano a fiorire rose e garofanini dei poeti, oltre a un mare di giuliette (avrò esagerato?). C’è poi la zona delle peonie. In autunno le ho concimate con guano e cenere. Per carità, sarebbe stato meglio usare le scorie K (ex scorie Thomas), ma non disponendone ho cercato qualcosa che avesse buona dotazione di fosforo (per le radici) e potassio (per i fiori). Chissà…
C’è poi il lato sud, sul davanti. Quest’inverno avevo vissuto un piccolo lutto perché questo fazzoletto – dove l’anno scorso erano fioriti fiordalisi, papaveri, garofani, achillee, margherite, coreossidi e millanta altre specie, che si erano riseminati abbondantemente – per colpa di una perdita ha dovuto subire uno scavo con un escavatore meccanico che ha distrutto tutto. Temevo un deserto, quest’anno, ma la zona si è ripopolata velocemente di papaveri della California: sono nati a centinaia, fitti fitti, e non ho avuto cuore di diradarli. L’effetto sarà meno variegato e c’è il rischio che le piante si ammalino, così ravvicinate: vedremo! Sempre sul davanti, sono in fiore le facelie e uno o due giaggioli del tipo Iris pallida dalmatica, solo in parte scampati allo scavo, e forse ancora troppo deboli per una degna e ricca fioritura. Profumo sottile e dolce.
Il lato ovest è massacrato da un’epidemia feroce di ruggine delle malvacee. Puccinia malvacearum: famigerata compagna delle malvarose come la macchia nera lo è della rosa. L’anno scorso non aveva fatto notare la sua presenza e i miei malvoni, nati da sé da semi portati dal vento, erano fioriti belli sani senza ruggine persino a mezz’ombra. Quest’anno, invece… un disastro. Si fa presto a dire: eliminate le foglie colpite; da me non ci sono in pratica foglie indenni. Eppure, ho scelto di non intervenire, perché gli steli fiorali si stanno già preparando e sembrano molto grandi e pieni. In ogni caso, a fine stagione eliminerò tutte le piante e trapianterò – se l’avrò seminata – la cugina rust resistant, Althaea (o Alcea: solito guazzabuglio botanico-tassonomico) ficifolia, accontentandomi dei suoi fiori più semplici e dei colori meno attraenti. Stessa cosa farò per le bocche di leone, vittime della ruggine pure loro, sostituendole con piantine di una varietà resistente che ho già seminato.
Come sono prolisso! Tra l’altro sembra che il giardino sia enorme, mentre è davvero minuscolo!
Qui di séguito qualche foto.
Il sole è più morbido ma la luce ancora intensa. Una lenta, malinconica chiusa di stagione. Le fioriture non mancano: perenni e annuali estive si esibiscono per un ultimo giro, accompagnate dalle essenze tipiche del primo autunno. Poi non ci saranno che i crisantemi e poi più nulla…
Adoro i settembrini. Esplodono quando la grande calura dà un po’ di requie. Sono una vera meraviglia, bottino di api e farfalle. Una volta si chiamavano Aster, adesso – a quanto pare – un riordino tassonomico vorrebbe la nomenclatura Symphiotrichum. I due gruppi principali sono i novi-belgii i novae-angliae (il nome tradisce la loro provenienza nordamericana), ma ci sono anche cordifolius (ora -um), ericoides etc… I novi-belgii hanno foglie più lisce, mentre i novae-angliae le hanno un po’ tomentose, ossia pelosette.
Ho acquistato qualche esemplare di Gaura da piantare in vaso. Vedendola in auge nelle aiuole di città – ormai molto ben progettate, sicuramente da paesaggisti – mi dava l’impressione di pianta tenace e indistruttibile. Ho dovuto scoprire che in realtà, quando sistemata nelle ristrettezze di una vaso, a solatio, necessita di annaffiature abbondanti e quotidiane. Me le immaginavo quali piante sicure in caso di vacanza breve, da poter lasciare all’asciutto per qualche tempo. Invece: fortuna che di vacanze non ne faccio, perché se si dimentica una sola sessione di bagnatura, la pianta s’intristisce e le fioriture non si aprono. In ogni caso, da un bilancio complessivo Gaura lindheimeri esce vittoriosa per le sue molte virtù e la sua estrema bellezza. Non ho pentimenti. Ne vorrei altre, ovunque. A volte mi prende un’ubriacatura per questa o quella pianta, e me ne immagino allora distese, ammassi, cascate. Ecco: un giardino tutto di gaure – un gioco da bambini fatto di asticelle sottili infisse nel terreno con sospese miriadi di farfalle di carta velina.
Portulaca: tra le poche piante che non semino e compro “pronte”, per averle presto fiorite in giardino; da me vengono prese d’assalto e quasi uccise dal ragnetto rosso, che combatto con bagnature delle foglie due volte al giorno, finché regredisce (di per sé sarebbero piante che amano il secco, ma l’ama pure il ragnetto!)
Queste piante non si possono che elogiare, in effetti. Sono prodighe e indefesse. Se si spuntano dopo la prima, spettacolare fioritura primaverile (qualcuno consiglia persino di potarle a 5 cm dal suolo), regalano altre due o tre fioriture, anche se più dimesse. Le si può trattare da annuali, biennali o perenni. Credo che la definizione precisa sia perennanti o perenni di breve durata, ma le mie cognizioni botaniche sono raccogliticcie ed empiriche, sicché potrei sbagliare. Per esperienza, posso dire che fioriscono più copiose il secondo anno. Da me sono piantate in semiombra, nel lato est e nel lato ovest. Poverine, si arrangiano con poco sole. E poca acqua: vedendo che si accontentano, praticamente non le innaffio mai. Nemici? Da me, la ruggine (Puccinia antirrhini) è arrivata solo quest’anno, mentre l’anno passato non ci sono stati problemi. Forse è per via della primavera molto piovosa. In ogni caso, se l’attacco non è pesante, possono riprendersi con una bella spuntata e una disinfezione con un prodotto rameico o un anticrittogamico più specifico. Poi ci sono cimici e cavallette, che da me pullulano. Hanno anche altri nemici, ma memorizzo solo quel che càpita a me, in giardino…
Le mie piante sono nate da seme, da una bustina comprata al discount. Per chi volesse evitare la ruggine, esistono in commercio varietà rust resistant. Io ho provato quest’anno anche delle bocche di leone profumate, Antirrhinum majus ‘Royal Bride’. Purportedly so, I’m afraid, nel senso che il fornitore inglese da cui mi sono approvigionato garantiva che lo fossero. Io non sento nulla, ma ho una lieve forma di iposmia, esito di anni di rinite allergica, pertanto forse è colpa mia. Sono in ogni caso molto belle, di colore bianco candido.