Oggi, al ritorno da un breve viaggio per motivi di studio, ritrovo il giardino in pieno rigoglio; ci sono stati tre o quattro acquazzoni che finalmente hanno intriso per bene d’acqua il terreno che ormai supplicava pietà dopo mesi di arsura.
Mi rincresce solo per la distesa fiorita di fronte a casa, che l’anno passato era molto più variegata, mentre ora è una distesa di soli papaveri della California, tutti tinta arancio – a séguito dello scavo eseguito con un mostro meccanico quest’inverno. Evidentemente tutti gli altri semi sono più deboli, o i papaveri della California sono veri eroi dell’autodisseminazione.
Eccoli qui che si bevono il sole a petali ben divaricati, tutti dritti come soldatini. L’aiuola così monocroma, monotona, monocorde non l’avrei voluta. Ho provato a prevenire e rimediare seminando a spaglio papaveri di altri colori, fiordalisi, e praticamente tutti gli avanzi di sementi che ho ripescato dal bussolotto di latta che ho adattato alla bisogna. Pazienza: conviene far buon viso e godersi questo colore intenso, squillante ma ammorbidito dalla consistenza ora cerosa ora sericea ora di velluto. Non conosco altri fiori con la stessa tinta e tessitura.
Però, ecco: vedo occhieggiare qua e là qualche cenno di altri fiori. Alcuni li conosco, altri no. Vedo qualche ciuffetto di Saponaria ocymoides e uno o due timidi fiordalisi. Per il resto, il rettangolo centrale dell’aiuola è davvero una prateria arancione.