Si può fare giardinaggio con niente e il risultato non è giardinaggio da niente. Lo illustra benissimo Umberto Pasti in Giardini e no. Come non essere d’accordo? C’è più giardinaggio in una rosa che spunta da un barattolo da pelati sul davanzale di una catapecchia che in un giardino pettinato e patinato. E ce n’è più nelle aiuole del benzinaio che tutte le sere innaffia con costanza le sue annuali che nel giardino ben rasato uscito dalla mente dell’archistar di grido. Magari gli esempi non saranno stati quelli, la memoria potrebbe tradirmi. Ma il senso era quello.
Sedum palmeri incarna bene questo spirito minimal, che può essere frutto di necessità o anche di scelta (potrebbe anche diventare una posa, ma solo al limite: una cosa da veri dandy alla rovescia). Se ne pianta un pezzetto in un vaso, senza concimare, lo si lascia lì indisturbato al sole e alle intemperie quattro stagioni su quattro: in breve il contenitore si riempie di umili rosette di foglie verde pallido, che in primavera elargiscono mazzetti di fiori gialli stellati. Non serve innaffiarlo, non serve proteggerlo, non serve concimarlo, non serve potarlo. Non si ammala, non vuole niente.
Un vaso di Sedum palmeri ce lo si scorda facilmente, come fa il maestro col bravo scolaro o il genitore col figlio obbediente. Sono le creature capricciose, difficili, ribelli ad attirare le nostre attenzioni, anche in giardino. Dei sedum, chi se ne cura? Fan tutto da sé. Poi, un giorno, per caso l’occhio del giardiniere cade sui loro fiori semplici, onesti. Ci si pente allora di tutta l’indifferenza, della fiduciosa e incolpevole negligenza: ci si ritrova in dovere di provare riconoscenza per questa pianta sobria e gentile, non bella né brutta: solo priva di lusinga.
Guardatevi attorno: i sedum verde pallido coi loro fiorellini color canarino sono ovunque, anche nel balconcino più negletto. Probabilmente passati di mano in mano: il taleaggio è quasi infallibile, con loro. Si stupisce di quanto siano diffusi in Italia persino l’americano autore di The Plant Lover’s Guide to Sedums.
Anelo a volte a un giardinaggio del niente, fatto di piante così, che non vogliono nulla o che appaiono poco. Mi piace sentirmi appagato di poco, di niente: anche solo il silenzio, l’ondeggiare delle foglie nel vento, la visita fugace di una farfalla. Sento, allora, che non voglio di più, non mi serve di più. Sono momenti di pace, in cui si tace il desiderio di altro, di molto, di troppo. Momenti di semplicità assurta a dimensione perfetta dell’anima.
Anche una piantina poco o punto appariscente può operare il miracolo; occorre sapersi fermare, saper vedere. Allora sparirà l’ansia di dover creare, in giardino, lo spettacolo perfetto per lo spettatore comune, e basterà un piccolo dettaglio ad appagare il bisogno di bellezza e poesia che sente il giardiniere. Bisogna cercare bene, a volte la bellezza non è ben in vista: si sottrae.